Un viaggio in Messico tra i siti Maya, le spiagge e le sue città, in Finlandia dalla Lapponia a Helsinki e a Istanbul in Turchia

Messico

Stupore nella giungla
Nella foresta tropicale messicana si nascondono cose stupefacenti. Non tutti i segreti delle giungle del Chiapas e dello Yucatan destano stupore per la loro bellezza.

Sono indimenticabili, seppure per motivi diversi, la piramide dell'indovino del sito Maya di Uxmal e la cantilena triste dei bambini indios, quando vogliono convincere il turista a comprare i braccialetti di lana che intrecciano sul momento. L'una e gli altri svelano al turista aspetti complementari del Messico di oggi. Le piramidi sono il risultato della grandezza raggiunta dai Maya prima dell'arrivo degli europei, l'insistenza dei piccoli venditori ambulanti è il risultato dello sfruttamento perpetrato dai colonizzatori sulle popolazioni rurali.
Un viaggio in Messico è un'esperienza indimenticabile dal punto di vista culturale e da quello sociale. Non si possono ammirare i capolavori dell'arte e della tecnologia Maya senza rammaricarsi per le condizioni in cui vivono oggi i discendenti di quel grande popolo. Così, nel pensare ad un tour minimo del Messico, la mente va alla monumentalità delle testimonianze Maya, all'azzurro delle spiagge caraibiche, ma anche ai fatti di cronaca, alla lotta del comandante Marcos per rivendicare il possesso delle terre agli indios. La gente per cui il comandante è arrivato fino a Città del Messico ha con le piramidi nascoste dalla foresta un legame profondo, che un turista sensibile non può ignorare. In fondo nessuno ha provato la falsità delle voci che vogliono che nella fitta giungla chiapateca, dove vivono i Lacandoni, i siti Maya servano ancora per celebrare i riti religiosi.

Chiapas, la terra di Marcos
Quando, nel gennaio '94, iniziò la rivolta zapatista, a San Cristobal de Las Casas, la cittadina più importante del Chiapas, circolavano i carri armati. I ribelli di Marcos non aspettavano certo i soldati lì, in quel paesone animato soprattutto da turisti stranieri, eppure la dimostrazione di forza dell'esercito regolare fu chiara. Qualche coraggioso lo racconta ancora, dice di come i soldati sparassero al niente, verso i muri degli edifici sulla piazza. Eppure da queste parti gli spari non sono rari. In fin dei conti i discendenti dei proprietari terrieri spagnoli, gli encomienderos, portano i fucili in spalla come fecero i loro antenati. Fu la Spagna che impose loro, insieme alla concessione per lo sfruttamento della terra nel Nuovo Mondo, che si facessero carico del mantenimento dell'ordine e dell'istruzione degli indigeni. Entrambe le cose vennero messe in pratica con metodi del tutto personali...
San Cristobal è troppo preoccupata per i suoi turisti per essere una città zapatista. Rispetto ai villaggi del circondario è più ricca, più colta, più animata. Si mangia benissimo (particolarmente al Fogon d'oro), ci sono alloggi confortevoli e caratteristici e c'è la consapevolezza che i gringos portano dollari, quindi vanno tutelati. San Cristobal è una lama che ferisce gli occhi. A 2700 metri di altezza, a queste latitudini, la luce è tale che nessuna immagine può essere sfumata, perciò così come il giallo ocra della cattedrale, soprattutto al tramonto, risalta come il colore azzardato di un pittore astratto, così le famiglie di indios che vengono a vendere i manufatti al mercato sono illuminate in tutta la loro miseria. Contrasti, ricchezza e povertà ugualmente ostentate, eppure tanta bellezza. San Cristobal è splendida, nelle sue stradine in salita, negli scorci che si aprono verso le montagne, nel fresco pungente che ristora in agosto, quando dopo la sferza diurna del sole si può dormire accoccolati nella copertina.
Da San Cristobal si raggiungono i villaggi più famosi per le tradizioni indios. C'è San Juan Chamula, con la chiesa che mostra ancor oggi come cristianesimo e paganesimo si siano intersecati in tutti questi anni di colonizzazione. Le statue sono quelle dei santi cattolici, ma al collo hanno specchi, perché è importante che chi va a pregare si veda e si ricordi che deve dare conto soprattutto alla sua coscienza. Il pavimento è cosparso di paglia, le offerte non sono solo candele, ma pacchetti di sigarette e bottiglie di Coca Cola.
A Zinancantan le donne si acconciano i capelli con nastri coloratissimi. Nel villaggio non si può fotografare, ma nei negozi di tessuti gli indios hanno capito che ai turisti non si può rifiutare quasi nulla, di certo non una fotografia, soprattutto se ad essere riprese sono le lavoranti che ricamano le tovaglie.
Poco più distante c'è l'attrazione naturale del canyon del Sumidero, una spaccatura nelle montagne che nasconde un fiume. Ci sono delle lance con le quali si fende l'acqua e si ammirano le cascate. Bello, molto turistico. Non si può fare a meno, nel tornare verso San Cristobal, di guardare le piante di mais sul ciglio della strada. Con quello che il barcaiolo del Sumidero quadagna in un giorno la famiglia che si prende cura di quelle poche piante potrebbe vivere per un anno.

Yucatan, dove si alzano le piramidi
Uxmal e Chichen Itzà, nelle vicinanze di Merida, sono tra i siti Maya più imponenti. Entrambi figurano tra i monumenti inseriti dall'Unesco nell'elenco del patrimonio mondiale dell'umanità. L'impatto con la loro straordinarietà è più forte di qualunque aspettativa: anche se si è letto tutto sui Maya, si è preparati a vedere delle opere di ingegneria raffinate e si è pronti a lasciarsi trascinare dalla magia del luogo, si resterà comunque allibiti nel vedersi davanti la piramide dell'indovino di Uxmal. A rovinare l'atmosfera ci sono le frotte di turisti che danno la scalata all'edificio, ma è inutile fare gli schizzinosi, perché se si rinuncia a salire i gradini strettissimi che portano alla sommità si perde un gran panorama. Salire sulla piramide è complesso anche per chi non soffre di vertigini, scendere è una vera impresa, ma non bisogna desistere. Dalla cima si vede ciò che circa mille e quattrocento anni fa vedevano i sacerdoti, che conoscevano tutto sui movimenti dei cieli e calcolavano tanto accuratamente le rotazioni degli astri da fare della luce del sole una illuminazione d'effetto straordinaria per la piramide. Ad Uxmal, come in quasi tutti i siti, oltre ai tanti turisti, a dare fastidio ci sono l'umidità e le zanzare. Munitevi di borracce ( ci sono punti ristoro, ma se si vuole vedere bene il sito bisogna essere pronti a scarpinare e la sete si fa sentire) e di repellenti per le zanzare, che sono pronte a colpire anche in pieno giorno.
Chichen-Itzà è altrettanto bella, ma la piramide principale è meno complessa da scalare di quella di Uxmal. Tra gli edifici più interessanti c'è il caracol, che anticipa in modo impressionante le forme dei maggiori osservatori astronomici del nostro tempo. Chichen-Itzà è spesso più affollata di Uxmal, perché più facilmente raggiungibile da Cancùn. Valgono per questo sito archeologico i consigli dati per Uxmal: la cosa migliore da fare sarebbe di scegliere le prime ore del mattino per una visita, oppure quelle serali. A Chichen Itzà viene allestito tutte le sere uno spettacolo son et lumiére, che riproduce artificialmente l'illuminazione che la piramide assumeva durante le cerimonie dei solstizi. La maestria degli architetti Maya era tale che le ombre e le luci disegnavano sugli spigoli della piramide dei serpenti, simboli fondamentali della religione indigena. Lo spettacolo non è granché ed alcuni assicurano che sia migliore quello di Uxmal: se si alloggia nelle vicinanze vale comunque la pena spendere la serata da quelle parti.

Tulum, il sito sul mare
Tulum è l'unico sito Maya che si affaccia direttamente sul mare. Dal punto di vista prettamente artistico la piramide e i bassorilievi del Tempio degli Affreschi non hanno più pregio di quelli di altri siti. Ciò che rende indimenticabile una visita a Tulum è l'azzurro delle acque prospicienti al sito, l'affacciarsi del tempio verso l'oceano, il contrasto con la spiaggia bianchissima.
D'obbligo la scalata al Castillo, il monumento che si trova sulla parte più alta del sito. Dalla cima si gode una vista eccezionale in ogni direzione, e proprio questa apertura di visuale fa ritenere agli archeologi che, oltre che un tempio, l'edificio potesse essere un faro o, anche senza un fuoco di segnalazione, un segnale importante per chi navigava, che poteva scorgerlo facilmente. Dal mare, infatti, la costa è piuttosto monotona e la sagoma del Castillo si staglia ben visibile sulla linea dell'orizzonte. Se si va a vedere Tulum durante un'escursione, è bene portare con sé il costume da bagno. Ci sono molte spiagge in cui si può provare il brivido di un tuffo come i Maya.

Un tocco di Caraibi
Cancun non è una località di mare appartata, in cui assaporare sensazioni alla 'Robinson Crusoe', ma è comunque un 'pezzo di Caraibi' meraviglioso. Ci sono grandi hotel e palazzoni, e il gusto è tutto americano, ma a pochi chilometri dalla riva c'è anche una barriera corallina stupefacente, a rimirare la quale si possono passare ore. Dopo il caldo, l'umidità e le scarpinate per vedere i siti Maya, un soggiorno al mare è quasi obbligatorio. A pochi chilometri dalla costa di Cancun ci sono due paradisi naturali come la Isla de Las Mujeres e l'isola di Cozumel. A Las Mujeres ci sono tre spiagge rinomate, la più popolare delle quali è Playa de Los Cocos. Anche in questo caso non immaginatevi baie solitarie: Playa de Los Cocos è il miglior centro della zona per qualunque tipo di sport acquatico, per cui c'è tutto meno che tranquillità. Uno dei posti migliori per girare con maschera e boccaglio è Playa Garrafon, un parco sottomarino con barriera corallina in ottimo stato.
Più o meno stesse opportunità a Cozumel, a sessantotto chilometri a sud di Cancun: grandi hotel, sport acquatici e un parco archeologico nazionale con un giardino botanico.
A Xcaret si può provare l'ebbrezza di nuotare con i delfini (addomesticati). Si tratta di un parco ecologico sulla costa caraibica: tra le attrazioni un fiume sotterraneo e un delfinario, dove, appunto, i visitatori possono nuotare nella piscina dove si trovano i delfini addomesticati.
Finlandia

In visita a Babbo Natale
Patiti della tradizione? Il Natale non è quello vero se non è 'bianco'? Non c'è posto migliore per passare le feste, nell'ambiente che propaganda la pubblicità, del Grande Nord. Babbo Natale viene dal Circolo Polare Artico, le sue renne sono l'animale più comune della Lapponia, e allora per incontrare i due simboli dal vivo, non c'è posto migliore del confine tra Svezia e Finlandia. È qui che il mondo occidentale ha creato la città di Santa Klaus, un posto dove per tutto l'anno un parco di divertimento fa incontrare il vecchietto dei regali e le sue renne, ma a Natale, chiaro, anche Rovaniemi è più vero e le renne sono più agghindate.
La bellezza dei ghiacci senza gli estremi di un viaggio al Polo Nord. Questo si sperimenta in città come Haparanda, Tornio e la stessa Rovaniemi, avamposti del freddo del Polo senza averne le scomodità. Vedere i salmoni che risalgono i fiumi, la luce tersa dell'infinito riflesso sul bianco, le sculture di ghiaccio senza affrontare le scomodità di un igloo: tra Svezia e Lapponia il turismo ha creato un 'assaggio' delle avventure degli esploratori, senza costringere i visitatori a doverne sperimentare i pericoli e i disagi. Per avere un Natale con tutti i canoni potrebbe mancare solo il panettone, ma in mezzo a tutte le calze di lana e le sciarpe in valigia potreste trovare un posto anche per quello, e allora non ci sarà vacanza di Natale migliore che nel Grande Nord.

I link
Il Natale virtuale della Finlandia (in inglese)
L'ente turistico finlandese

Rovaniemi, l'ufficio di Santa Klaus
Le leggende natalizie dicono che il vero Babbo Natale è originario di Korvatunturi Fell , nella Lapponia finlandese. Allora perché da anni la residenza di Santa Klaus è per tutti a nove chilometri a nord del villaggio di Rovaniemi, al Circolo Polare Artico? C'è un sito ufficiale di Rovaniemi e di Babbo Natale, dove si trova una recente intervista con il vecchietto natalizio, che avrebbe affermato: "La mia casa a Korvatunturi è un posto molto privato dove custodisco tutti i segreti più importanti del Natale. Non potevo ricevere tutte le persone che vogliono incontrarmi nella mia residenza privata, così Rovaniemi , al Circolo Polare Artico, è il posto dove tutti, in ogni giorno dell'anno, possono trovarmi."
Oltre ad essere la 'località di rappresentanza' di Babbo Natale, Rovaniemi è anche una cittadina di atmosfera internazionale, in crescente sviluppo commerciale, un centro con moderne strutture amministrative e culturali. Rovaniemi si trova in Lapponia, nel punto dove confluiscono i due fiumi più importanti della regione, il Kemijoki e l' Ounasjoki; essendo la città principale della zona, Rovaniemi è considerata l'avamposto per ogni escursione in Lapponia. Oltre all'ufficio di Babbo Natale, la città è il posto dove arrivano le lettere di tutti i bambini, e il centro commerciale dove trovare i migliori prodotti lapponi e finlandesi.
Nonostante la popolarità commerciale raggiunta negli ultimi anni, la cittadina ha mantenuto un rapporto profondo con la natura che la circonda e le strutture urbane, pur essendo moderne e funzionali, non hanno snaturato l'atmosfera del posto. In centro città, insomma, ci sono tutti i comfort, l'aeroporto internazionale è ben collegato con tutta Europa, ma ad appena dieci chilometri fuori dalla cerchia urbana si trovano paesaggi selvaggi e incontaminati. Anche per questo la gente del posto è socievole e molto amichevole con i turisti: Rovaniemi ha ben presente il suo passato, ma non ha paura di sfidare il futuro.
Nonostante al Circolo Polare Artico, dove si trova Rovaniemi, Babbo Natale si possa incontrare in ogni epoca dell'anno e nel parco di divertimenti l'atmosfera delle feste si viva anche d'estate, il Natale è un periodo speciale. La sera della vigilia, il pranzo di Natale, la notte dell'ultimo giorno dell'anno, sono davvero un'esperienza indimenticabile se vissute a Rovaniemi. In più, se siete tradizionalisti e volete un 'bianco Natale' da queste parti siete sicuri di trovarlo!
Se poi non riuscite proprio a vivere solo nelle favole e volete un po' di scienza a Rovaniemi c'è l' Arktikum , un museo della scienza specializzato sulla Lapponia e la regione artica. Una visita al museo è il modo migliore per vedere come vivono i lapponi, conoscere la loro storia , i costumi, la cultura delle popolazioni del Polo Nord.

I link
Il Natale a Rovaniemi (in inglese)

Storia tra Svezia e Finlandia
Da una parte si è a Tornio, in Svezia, si fa un passo e si è a Haparanda, in Lapponia. Due città in una, Tornio e Haparanda hanno una lunga storia in comune. Fu nel 1809, con la pace di Hamina, che il confine tra Russia e Svezia venne tracciato lungo i fiumi Tornionjoki e Muonionjoki, e l'antica area commerciale di Tornio si ritrovò divisa in due. Tornio è la città più antica della Scandinavia del Nord, riconosciuta come comune già dal 1621 e nel 1996 Tornio ha festeggiato il suo 375esimo compleanno. Fin dalla sua fondazione Tornio, posta sul golfo Bothnia, è stata la città commerciale di punta di tutta la valle del fiume Tornio ma anche dell'intera Lapponia. Nel Medioevo Tornio era una delle città più importanti della Scandinavia, dove arrivavano i prodotti pregiati che i mercanti del Nord, risalendo i fiumi di tutta Europa e della Russia, importavano dal lontano Oriente e dal Mediterraneo.
Con la guerra tra Svezia e Russia del 1809 arrivarono profondi cambiamenti. L'antica città di Tornio fu presto rimpiazzata da un nuovo centro commerciale, il porto marittimo di Norrbotten. In conseguenza, sul lato russo, fu fondato il nuovo centro commerciale di Haparanda. Da allora Tornio e Haparanda divennero città attaccate, separate solo dal confine nazionale: la distinzione politica non mutò le abitudini della gente, che continuò a considerare fratelli gli abitanti della città vicina e a vivere pacificamente e ad interagire, a dispetto del confine. Le vicende economiche delle città sono andate di pari passo, e ancora oggi affrontano il futuro di comune accordo e con gli stessi obbiettivi.
La fortuna turistica delle due città sta nella loro posizione geografica: da qui si parte per l'esplorazione di alcuni dei posti più suggestivi del grande Nord. A soli 15 chilometri a nord di Tornio si trova Kukkolankoski, dove si vedono le rapide più lunghe (in tutto tre chilometri e mezzo) di tutta la Finlandia. Già nel Medioevo Kukkolankoski era famoso come punto di pesca, che ancora oggi viene praticata qui usando i metodi tradizionali. È questo il posto dove vedere come è nata la tradizione del pesce affumicato, piatto principe di tutta la gastronomia scandinava. Nel museo della pesca di Kukkola, sulla parte svedese delle rapide, si può vedere come i salmoni risalgono la corrente e depongono le uova, am soprattutto capire come fecero i Vichinghi ad arrivare nel cuore dell'Europa risalendo i fiumi. Si tratta di un museo, in parte, a cielo aperto: salmoni, imbarcazioni e acque sono quelle in cui i Lapponi hanno sempre pescato.
Istanbul (Turchia)

Dove est ed ovest si incontrano
Istanbul guarda all'occidente. Ci sono previsioni che indicano la capitale turca quale città di punta dell'incontro tra economia occidentale ed economia dell'est. Tra breve l'antica Costantinopoli potrebbe tornare al suo ruolo storico, potrebbe servire di nuovo come punto di incontro tra le culture orientale ed occidentale. In attesa che sorgano grandi centri congressi e palazzi delle esposizioni, che si inaugurino fiere commerciali e convegni, Istanbul e la Turchia attirano gli europei con il loro fascino millenario, somma di scontri e fusioni di culture raffinate ed opposte, sorgenti da cui, in mille rivoli, la sapienza del mondo antico è arrivata fino alla nostra civiltà.
Il Bosforo resta il punto di passaggio: su una riva si è in Europa, sull'altra si è in Asia, Istanbul come la volle Ataturk fa l'occhiolino alle mode occidentali, rappresenta l'islamismo moderato, quello per cui le donne vanno in giro da sole, a viso scoperto, senza suscitare scandalo; poi c'è ancora la Istanbul regina dell'impero ottomano, con le sue radicate tradizioni, evidenti quando ci si accorge che tutti gli uomini portano i baffi e che i grandi templi come la Moschea Blu sono il cuore pulsante della città. Istanbul e la Turchia sono mete storiche, ricche di cultura, ma sarebbe un errore grave visitarle senza cogliere la modernità e le vivacità che le anima, quella 'voglia di Europa' che porta il governo turco a chiedere ripetutamente l'ingresso nell'Unione e i giovani della capitale ad invadere le vie dell'antica Costantinopoli nel fine settimana in una 'movida' che ha poco da invidiare a quella madrilena.

Luci sul Bosforo Ci sono i giri turistici in battello organizzati dai tour operator, oppure i traghetti che collegano le due rive dello stretto: comunque decidiate di attraversare il Bosforo ne varrà la pena. Navigare tra le due coste è come risalire il flusso antico di civiltà e idee che, varcate le acque, sommerse l'Europa o inondò l'Oriente. C'è molto di più della classica traversata per stranieri in un traghetto che solca le acque del Bosforo: vi verrà sicuramente offerta una tazza di te, sentirete il melanconico richiamo che hanno tutte le vie d'acqua, vedrete Istanbul da una prospettiva diversa. Se non volete mescolarvi ai grupponi optate per una traversata serale, per esempio sul traghetto che da Eminönü porta ad Üsküdar: il biglietto costa intorno ai due dollari e volendo si può tornare in albergo con un taxi o un altro mezzo pubblico.

Cultura al Gran Bazar
Una delle tante tracce su cui costruire un itinerario ad Istanbul è quella del passato mercantile della città. Snodo centrale di molte delle vie commerciali dell'antichità ( fu proprio quando Bisanzio cadde in mano turca che gli europei cercarono nuove vie per approvvigionarsi di spezie) la capitale conserva nel Gran Bazar il cuore dell'antica città dei commerci. Una visita al Gran Bazar è molto più di un'occasione per acquistare souvenir: se ci si concede tempo e si lascia spazio alla propria curiosità il mercato di Istanbul è tanto interessante quanto un museo.
La prima cosa da sapere è che acquistare e vendere sono arti, per cui bisogna dedicare loro attenzione e tempo. Certo tra i negozi del Gran Bazar ci sono anche quelli in cui i venditori si sono assuefatti ai costumi occidentali e vi mostrano ed impacchettano la merce in quattro e quattr'otto, ma se si fa capire loro che si è disposti a rispettare la tradizione è un vero spasso. Una trattativa inizia di solito con un buon bicchiere di te alla mela, qualche chiacchiera e una buona dose di convenevoli. Contrattare sul prezzo è quasi un obbligo, ma bisogna saperlo fare: i commercianti turchi non alzano quello base perché vogliono ingannarvi ( almeno non nella tradizione) ma perché saper condurre l'affare è una questione di cultura e di rispetto. Non è difficile, alla fine, tornare a casa con begli oggetti pagati un prezzo equo e conveniente rispetto ai mercati italiani. Tra i souvenir che vale la pena considerare ci sono gli anelli tipici delle favorite del sultano. Bisogna sapere che l'oro è di solito di 14 carati e non diciotto, ma i rubini e gli zaffiri sono spesso di buona qualità.

Il fascino dell'hamam
Da qualche anno la moda dell'hamam, il bagno turco, si è diffusa anche in Italia, tuttavia durante un viaggio ad Istanbul non si dovrebbe perdere l'occasione di provare l'originale. Quello dell'hamam, per la cultura turca, è un rito che si sta perdendo, come tanti aspetti della tradizione alle prese con la modernità, e perché no, anche della comodità. Gli hamam della tradizione erano luoghi di incontro, di celebrazione, di ospitalità ed oggi, soprattutto ad Istanbul, ci sono molti altri posti in cui trovare l'atmosfera giusta per parlare di affari, festeggiare o dare il benvenuto ad un ospite. Ciò non toglie che molti degli hamam storici abbiano conservato il loro fascino e siano, al pari del Gran Bazar, luoghi nei quali approfondire la conoscenza della cultura locale oltre alle visite ai monumenti a Santa Sofia e alle moschee.
Gli occidentali hanno di solito qualche remora di carattere igienico, che si può superare portando le proprie ciabatte e spugne e guanti di crine personali. In verità con tutte queste preoccupazioni si perde molto del gusto dell'hamam, e meglio sarebbe non pensarci. La filosofia, infatti, è quella di concedersi tempo per prendersi cura del proprio corpo e rilassarsi, un concetto che in Italia sta tornando in auge con il boom delle terme. In fin dei conti il bagno turco non è che il discendente delle terme romane, ed è proprio per rivivere l'esperienza dei nostri antenati che vale la pena andare in un hamam ad Istanbul. Le dimensioni dei bagni più belli, con le cupole, i lavandini scavati nei blocchi di marmo e le vasche, sono proprio quelle dell'arte romana: il plin plin delle gocce di vapore che si staccano dagli alti soffitti, lo sciacquio dei getti d'acqua ricreano i suoni dei tempi antichi, musiche naturali che nessun pezzo new age può eguagliare. Al centro della sala principale c'è la 'pietra del ventre', il punto di appoggio sul quale lasciarsi andare ad una solenne strigliata e ad un massaggio. Tra i bagni storici c'è il Caololou , aperto dalle 7 alle 20, se invece preferite un piccolo hamam di quartiere è conveniente chiedere in albergo oppure negli uffici turistici, perché spesso ci sono orari particolari o giorni di chiusura infrasettimanali.

 

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Ultimo aggiornamento: 30-09-05